University of Macerata Final Report: Collaborazione, bilocazione, internazionalizzazione

2014-12-08 12.23.24RELAZIONE FINALE

10 dicembre 2014

Come alcuni di voi sapranno, sono Andrew King dell’Universita di Greenwich di Londra, luogo dove ricopro l’incarico di professore ordinario di letteratura inglese e direttore del gruppo di ricerca LAD  – Literature And Drama, cioè letteratura e teatro, nel Dipartimento di Letteratura, Lingue e Teatro.

Sono stato vostro ospite qui a Macerata per 3 mesi come visiting scholar presso il collegio Matteo Ricci, grazie a un progetto, organizzato quest’anno per la prima volta, il cui scopo è quello di far crescere la cooperazione e la collaborazione tra Macerata e le università straniere.

Purtroppo per voi,  fa parte del mio contratto spiegare, non solo in forma scritta, ma anche in forma orale alla vostra presenza, ciò di cui mi sono occupato durante il mio soggiorno. Nonostante il mio pessimo italiano, motivo per cui leggo questa relazione invece di improvvisarla spontaneamente, conto di non farvi perdere troppo tempo – 5 minuti al massimo – e, di conseguenza, non elencherò proprio *tutto*!

Voglio, innanzitutto, ringraziare la professoressa Colella e tutti i colleghi di lingua e letteratura anglo-americana per la loro generosa ospitalità e sopratutto per il loro umorismo e le indimenticabili lezioni di dialetto napoletano.

Tra i risultati più rilevanti nella fattispecie, c’è il mio blog, che riflette sulla mia esperienza di insegnamento qui a Macerata. Non lo riassumo, perché potete trovarlo facilmente tramite google cercando “andrew king Greenwich” – Il post specifico si chiama “teaching as pasticceria” – “l’insegnamento come pasticceria”. È in inglese ma con, ad esempio, google translate  potete farvi un idea anche senza conoscere la mia lingua.

Un altro mio blog scritto qui a Macerata e di rilevanza generale, parla delle difficoltà morali nello scrivere una biografia quando si tratta il soggetto della biografia come un ospite, un’idea evidentemente ispirata dalla mia presenza qui come ospite vostro. Una versione audio-visiva si trova qua.

Più centrata sul mio campo di studi vittoriani è stata la sottomissione alla casa editrice americana del primo volume del Ashgate Companion to Nineteenth-Century British Periodicals – un’impresa titanica sulla storia della rivista nel Regno Unito nell’ottocento, di cui sono il curatore principale: comprende 45 saggi scritti da esperti inglesi, americani, giapponesi, australiani e europei – il chiaro risultato di una cooperazione internazionale. Ho portato a termine qui a Macerata anche la seconda fase del secondo volume – cioè la prima recensione dei saggi.

E poi ancora tanto altro che non elenco per non annoiarvi troppo.

Due cose voglio aggiungere.

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La prima è una confessione. Confiteor che anche se la mia università mi ha molto generosamente concesso un periodo sabbatico perché potessi venire da voi, ho dovuto emulare alcuni santi per la necessità di bilocazione. Ho continuato, infatti, a presentarmi alla mia università a Londra tramite tipi di proiezioni astrali, email e Skype, a scrivere relazioni, e a intervenire in comitati e consigli come questo.

Soprattutto ho continuato, nel mio ruolo di direttore di ricerca,  ad aiutare e consigliare da lontano i miei bravi colleghi e i dottorandi. Sono molto fiero dei risultati della nostra continua collaborazione intellettuale e ve ne do un solo esempio: una mia dottoranda, Ann Hale, ha vinto di recente due premi internazionali. Mi dice che senza l’aiuto non solo mio, ma anche dei miei colleghi fisicamente presenti a Londra,  non avrebbe vinto niente. La sua vittoria è la nostra; risale  alla collaborazione del gruppo, risulta nel successo del gruppo, e quindi nel successo di ciascuno di noi.

Per concludere, che cosa ho imparato dalla mia permanenza qui per quanto riguarda l’internazionalizzazione? Che la collaborazione con le università straniere è più importante che mai. In questo clima reso ostile da chi contesta la mancanza di  profitto immediato o almeno prevedibile entro date precise, reso ostile anche da chi ha paura e, imbarazzato, maschera la sua paura dietro la rabbia, il disprezzo o il garbo, tutti noi studiosi delle scienze umane non possiamo che collaborare, essere solidali, condividere esperienze, sapienze.

Bilocation of St Antony of Padua, Urbino, chiostro di Santa Maria del Paradiso
Bilocation of St Antony of Padua, Urbino, chiostro di Santa Maria del Paradiso

Dobbiamo essere in grado di almeno bilocarci, quando non multilocarci. L’epoca del locale, degli interessi individuali e del piccolo gruppo chiuso e singolo ci ha portato nella difficilissima situazione in cui tutti ci troviamo adesso, da Roma alle universitá inglesi orientate verso il profitto economico, e ci costringe a compiere passi impegnativi. In base alla mia esperienza e alla mia ricerca ormai da quasi 40 anni in diverse università di 6 paesi europei ed extra-europei, il vero successo si raggiunge tramite le pazienti collaborazioni, superando i limiti dei localismi, sia temporali che geografici e culturali.

“No man is an island” scrisse il poeta inglese John Donne – nessuno è un’isola. S’intende. Ma vivere veramente quel concetto nel contesto accademico è ora di importanza vitale se vogliamo mirare ad un futuro migliore sia materiale che morale. È difficile, lo so; ma non impossibile per persone dedicate, come voi, ad un umanesimo che innova.

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Questa è la lezione principale della mia presenza come ospite tra di voi, una lezione di cui sono, e rimarrò, infinitamente grato al collegio Matteo Ricci e ai cari colleghi.

Vi ringrazio per la vostra pazienza ed accoglienza, e vi auguro un felice e fiorente proseguimento collaborativo.

A Big Thank You to my old friend and Italian teacher Francesco Gulizia for checking the grammar and vocabulary of this. 

All remaining faults are of course mine, including the mention of Google Translate which Prof. Gulizia, a translator himself, expressly asks to be dissociated from.